Ammutinamenti del 1917 in Francia

Probabile esecuzione a Verdun durante gli ammutinamenti del 1917. Potrebbe rappresentare anche la fucilazione di una spia all'inizio della guerra.

Gli ammutinamenti del 1917 in Francia si verificarono sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale. Iniziarono subito dopo la fine della disastrosa, per le truppe francesi, seconda battaglia dell'Aisne, l'azione principale dell'Offensiva Nivelle del 16 aprile 1917.

Il generale Nivelle aveva promesso un decisivo successo sui tedeschi in 48 ore; i soldati erano euforici al pensiero di combattere una battaglia decisiva, dopo anni di stallo. Lo choc del fallimento esacerbò gli animi dei soldati che dovevano sostituire le decimate compagnie in prima linea. Metà delle divisioni in linea sul fronte occidentale vennero coinvolte, in vari modi, nell'ammutinamento. Il generale Nivelle fu destituito il 16 maggio ed il nuovo comandante Philippe Pétain riuscì a ristabilire l'ordine parlando ai soldati, promettendo la fine degli attacchi ad oltranza, riposo per le unità in prima linea, licenze a casa e la riduzione della severità della disciplina.

Furono istituite 3400 corti marziali, 550 ammutinati furono condannati a morte, ma oltre il 90% delle sentenze furono commutate in pene detentive. Gli eventi furono tenuti segreti al nemico ed all'opinione pubblica e la loro reale estensione fu resa nota solo dopo anni dalla fine della guerra. Gli storici Gilbert e Bernard definiscono così le cause della ribellione: la causa immediata fu l'estremo ottimismo e la seguente cocente delusione verso l'offensiva Nivelle della primavera del 1917; altre cause furono il pacifismo, sostenuto dalla rivoluzione russa e dai sindacati ed il disappunto per il non intervento delle truppe statunitensi.[1]

  1. ^ Bentley & Bernard, 1959, pp. 24-41

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